Missione si é svolta dal 19 al 29 Gennaio 2018
“Il miglior modo per combattere la povertà è condividerla”.
Giorno 1
20 persone sedute che ci guardano con la speranza negli occhi, ci salutano in coro e aspettano diligenti il loro turno di visita. C’è chi abita qui à Kati e invece chi é partito stamattina presto dal proprio villaggio a piedi o con un mezzo improvvisato fino al goudron (l’asfalto) per poi prendere diversi sotrama (i camioncini adattati a servizio pubblico). C’è chi sta qui dall’una perché un occasione del genere non si presenta tutti i giorni: essere curati gratuitamente.
Il recruitment viene fatto dai nostri collaboratori locali il dottor Diarra e Traorè e alla fine 12 persone saranno operati da Sergio in questa a settimana.
Giorno 2
20 gennaio, sabato. Prima giornata piena dal punto di vista medico, interamente dedicata al piccolo Famorou. I sentimenti che ci legano da tempo a questo bambino portano ogni volta con sé aspettative e speranze che coinvolgono tutti i partecipanti alla missione anche se con modalità differenti. Ognuno di noi vive Il difficile recupero di questo bambino come un piccolo miracolo. Un miracolo che deve fare i conti in ogni momento con tante piccole difficoltà. Tutto, però, viene superato. Ad ogni costo. L’importante è raggiungere l’obiettivo: il benessere di questo bambino. Perchè? Perchè è giusto. E questo ci basta. La giornata è stata dura.
Giorno 3
Il nostro risveglio è coinciso con la comunicazione del risveglio post chirurgico di Famorou. È una buona notizia. Ci dirigiamo quindi all’AM per la giornata programmata di visite e chirurgia. Tante persone come sempre in sala di attesa, un programma chirurgico ben definito, un protocollo di accettazione e studio dei malati. A voi tutto ciò arriva come la normalità ma vi assicuro che rappresenta uno dei più preziosi traguardi raggiunti qui. Formazione, metodo e assistenza ben organizzata ci permettono di offrire un aiuto sempre più vicino ad uno standard sanitario e umano che definirei “standard della coscienza”. E, non mi stancherò mai di ripeterlo, ottenerlo qui, con i loro mezzi, le loro strutture e integrati nel loro tessuto medico-professionale ha tutto un altro sapore.
Dopo la mattina di ambulatorio utilizziamo la ” pausa pranzo” per spostarci a Bamako a valutare le condizioni cliniche di Famorou. La ripresa dopo il lungo intervento procede bene. Torniamo in ospedale a Kati e il pomeriggio trascorre con cinque interventi. Nelle fasi immediatamente precedenti ad uno di questi cogliamo una certa agitazione nell’operando. Tutti noi la attribuiamo al comprensibile stato d’animo di chi sta per affrontare una chirurgia. Chiediamo tuttavia spiegazioni al nostro interprete bambara’. La risposta ci sorprende. L’agitazione del paziente è legata al non capacitarsi di quanto si stia facendo per lui e al senso di inadeguatezza per manifestarci la sua gratitudine. Rimaniamo colpiti e continuiamo più forti il nostro lavoro.
Giorno 4
Giornata dedicata alla organizzazione logistica dei pazienti già operati e di quelli da operare. Continuiamo a visitare altri malati al centro di Kati. Recuperiamo un po’ tutti le energie e valutiamo bene il loro uso nei prossimi giorni. Il consueto incontro con il direttore del centro AM di Kati risulta essere molto istruttivo per le prossime missioni per quanto riguarda la comunicazione e la modalità di erogare al meglio il nostro servizio. Felici di avere al fianco persone competenti e con il nostro stesso scopo pensiamo all’ospedalizzazione del piccolo Famourou presso l’Hospital Gavardo Mali.
Giorno 5
Uno dei due casi programmati per oggi é un giovane il cui scheletro facciale è stato drammaticamente deformato negli ultimi 10 anni da una neoformazione, fortunatamente benigna. La procedura chirurgica è delicata e la ricostruzione del volto tutt’altro che semplice. Tutto procede al meglio ed i familiari, al rientro in stanza del paziente dalla sala operatoria, sono increduli e non si trattengono dallo scattare svariate foto per testimoniare il cambiamento.
Giorno 6