WeekHospital MenoMali 2019
Missione che si é svolta dal 10 al 15 marzo 2019.
21 interventi chirurgici tra cui 9 maggiori in anestesia generale (5 tiroideoctomie, 2 asportazioni di tumori delle ghiandole salivali, 1 asportazione di osteoma frontale pediatrico,1 ricostruzione del naso) e 12 minori in anestesia locale ( 4 asportazione e ricostruzione di cicatrici cheloidee, 6 asportazioni di neoformazioni cutanee, 2 asportazioni di lipomi in alcuni casi di dimensioni importanti).
Giorno 0
Cari amici,
con le valigie cariche di materiale sanitario, libri per la scuola, vestiti per i bambini e l’ entusiasmo nel cuore, questa mattina all’ alba è partito il volo della missione MenoMaliTrip 2019 .
Oggi comincia il viaggio anche per il Pozzo Margherita .
Il vostro prezioso aiuto ci ha fatto raggiungere la cifra necessaria alla realizzazione del pozzo e, una speciale inaspettata donazione arrivata qualche giorno fa, l’ha raddoppiata!
Queste risorse, che avete messo con fiducia nelle nostre mani, ci consentiranno di non fermarci alla costruzione del primo Pozzo Margherita ma di proseguire invece il cammino con altri progetti necessari ai villaggi.
Per ragioni di salute, questa volta, non potro’ essere in Mali a seguire la fase iniziale del progetto: la ricerca e scelta del villaggio in cui realizzare il pozzo verrà comunque condotta grazie al MenoMaliMap nei prossimi giorni.
La Missione Sanitaria comincia oggi stesso all’arrivo a Bamako, con le prime visite dei pazienti e le valutazioni degli interventi che si eseguiranno durante il Week-Hospital.
Buon viaggio e Buon Lavoro al MenoMali
e grazie a tutti voi!
Ilaria ed Elio
Giorno 1
Arriviamo nel pomeriggio e ci accoglie una città calda (38 gradi) con un sole offuscato dalla polvere.
Facciamo una prima sosta all’Ospedale Gavardo, lungo il tragitto per delle visite mediche programmate. Arriviamo verso sera a Kati, poche decine di klilometri a nord della capitale Bamako, presso la missione che sarà la nostra base per i prossimi 10 gg.
Il tempo di organizzare la giornata di sabato, che sarà dedicata interamente alle visite e alla selezione dei malati, e il primo giorno è già terminato.
Giorno 2.
Alle 9 arriviamo al presidio ospedaliero di Kati. Oltre Alessio e Sergio ci sono Babà, l’infermiere che ha appena terminato i tre anni di formazione patrocinati dal progetto Menomali, e Paul, collaboratore della missione cattolica presso cui risiediamo. Oltre, naturalmente, al nostro indispensabile autista-factotum Tall.
La mattinata e il primo pomeriggio scorrono tranquillamente con circa 25 visite. 25 persone che, chi più chi meno, non avrebbero altra possibilità di curarsi, o per ragioni economiche o per oggettiva mancanza di adeguata assistenza sanitaria.
Persone per le quali ci sarà comunque un importante miglioramento della qualità di vita.
È stata data priorità a due casi per i quali si interverrà chirurgicamente domani, domenica, in una clinica privata di Bamako.”
Per il progetto Pozzo Margherita stiamo organizzando con i nostri collaboratori locali la verifica in questa settimana dei villaggi bisognosi segnalatici grazie al MenoMaliMap, comincia dopo la raccolta fondi la fase 2: scelta del villaggio.
Grazie ancora a tutti voi che permettete tutto questo.
Giorno 3
In questa missione mi troverò a fare da ponte tra gli amici che si trovano in Mali e tutti voi che ci sostenete ormai da tutta Europa.
Non potendo far parte della missione attivamente cercherò comunque di sostenerla in qualsiasi modo, come spero proseguiate a farlo voi e tutte le persone che vorranno partecipare.
Vi giro quindi la mail del Chirurgo Sergio Santamaria.
“Oggi è giornata di sala operatoria a Bamako. Partiamo presto portando con noi uno dei due pazienti in programma. Madou Diarra, un ragazzo di vent’anni che da almeno cinque è costretto a convivere con una massa delle dimensioni di un pompelmo tra la mandibola e il collo. Inutile dire quanto questo rappresenti, oltre al problema strettamente medico, un grave problema sociale, in qualsiasi parte del mondo si viva. L’altra paziente che ci aspetta li in clinica è una giovane donna che da piccola ha subito l’amputazione di metà naso. Nella raccolta dei dati anamnestici abbiamo provato a capire come, ma, rispettando il silenzio come risposta alle nostre domande, abbiamo lasciato in bianco la casella.
La domenica è domenica anche per Bamako e il tragitto per la Clinica, solitamente ricco di caos e traffico nei giorni feriali, è scorrevole e silenzioso. Appena arrivati veniamo accolti con affetto ed amicizia dal resto dell’equipe, ormai compagni rodati di giornate chirurgiche intense.
Cominciamo con Madou un intervento tutt’altro che semplice per le aderenze della massa con il tronco vascolare del collo. È necessaria una attenta dissezione dell’arteria carotide per scongiurare complicanze gravi.
Dopo una breve pausa necessaria per la pulizia e l’allestimento della sala cominciamo la ricostruzione del naso mediante un trapianto di cure e cartilagine dell’orecchio. La giovane paziente ci ha confessato che depone le speranze in questo intervento per potere sposarsi, evento che nelle piccole comunità locali rappresenta ancora una tappa obbligata per l’accettazione all’interno della comunità stessa. Facciamo di tutto per far sì che le sue speranze siano ben riposte.
Finito il secondo intervento seguiamo il post operatorio dei due ragazzi. Ci spostiamo nel nostro “quartier generale” di Bamako, un, piccolo e nascosto locale il cui proprietario sorprendentemente ci parla in Italiano, per pianificare la giornata di domani. Alessio ed io sui fogli, Babà e Tall al telefono per chiamare i pazienti e risolvere le obbligate variabili organizzative con cui ci si deve confrontare per poter svolgere il nostro lavoro.
Domani opereremo all’AM di Kati e faremo day surgery. Sono in programma 8 pazienti chirurgici oltre alle visite ambulatoriali.
Un ultimo passaggio in clinica a controllare i pazienti operati e con Tall alla guida rientriamo col buio alla missione
Sergio”
Giorno 4
Buongiorno,
vi inoltro la giornata di ieri, nel frattempo continuano ad arrivare donazioni importanti, proprio mentre la missione opera nell’ospedale di Kati.
Queste sono le donazioni che ti ricaricano e che ti fanno percepire il senso di comunità.
Grazie
“Oggi abbiamo fatto sei degli otto interventi previsti.
Abbiamo visto dieci nuovi pazienti.
Ma oggi vorrei parlarvi di un’altra cosa. Dei pazienti che ritornano.
Tornano perché sanno che noi torniamo. Perché sanno che non li abbandoniamo finita la chirurgia.
Tornano anche se stanno bene, per la voglia di rassicurazioni e di parteciparci del loro star bene.
Tornano con il sorriso.
Tornano anche se tornare significa fare un viaggio che nel nostro immaginario è il classico viaggio da incubo. Bambini che ti danno il “cinque”, altri che ti saltano addosso, altri a cui finalmente riesci a strappare un sorriso dopo mesi di diffidenza.
Rivedere i pazienti operati è forse una delle più belle soddisfazioni del venire fin qui. È il segno di un legame umano che va oltre la performance chirurgica.
È continuità.
Domani proseguiremo ad operare in day surgery e manderemo a casa gli operati di domenica. E visiteremo nuovi pazienti.
E qualcun altro tornerà.
Sergio”
Giorno 5
Ani sogoma (buongiorno in bambara),
siamo a metà della missione e come ci racconta Il chirurgo non mancano gli imprevisti africani, ma sopratutto cominciamo a vedere i frutti di in altro obbiettivo della nostra missione: la formazione.
“Oggi è stato un giorno davvero caldo.
E mi riferisco alla colonnina di mercurio. Ne ha fatto le spese il radiatore della nostra macchina, che è letteralmente esploso in un transfert da Bamako a Kati.
Abbiamo dimesso i due pazienti operati domenica e operato altri tre pazienti a a Kati in day surgery.
Ma anche oggi vorrei raccontarvi un’altra cosa.
Vorrei trasferirvi, cosa piuttosto difficile soprattutto per chi non scrive di mestiere, la bellezza dell’entusiasmo di uno studente di medicina alla fine dei suoi studi.
Lui si chiama Diallo e ci coadiuva con educazione e precisione nel nostro lavoro all’AM, il Centro di Sanità di Riferimento di Kati, già dalla passata missione.
Sempre presente e disponibile svolge con cura i compiti che gli assegnamo, è coinvolto nell’attività chirurgica e partecipa con noi allo studio dei casi.
È la formazione che ci è molto a cuore.
L’idea di operare un determinato numero di malati in un ristretto lasso di tempo è poco paragonabile, seppur degno di nota, alla possibilità di instillare in un medico locale con ottime potenzialità la voglia di approfondire e mettere in pratica le cose viste e insegnate.
Gli ho chiesto di venire a seguire le due chirurgie maggiori di domani, un gozzo tiroideo con impegno intratoracico e un tumore parotideo. Avreste dovuto vedere i suoi occhi. Erano la raffigurazione dell’entusiasmo.
Domani per lui e per noi sarà in ogni caso una giornata intensa.
Sergio”
Giorno 6
Mentre organizziamo la visita dei villaggi in lista per il Pozzo Margherita, la WeekHospital va avanti senza fermarsi, superando tutti gli ostacoli che leggerete qui di seguito. Vi assicuro che per lavorare in tali condizioni non basta sapersi adeguate ma é fondamentale la volontà di ognuno di loro.
“Bamako è una città divisa dal Niger. La transitabilita’ dei ponti influenza massivamente la circolazione già di per sé caotica.
Il rendez-vous alla clinica è per le 10.
L’anestesista Cheick Sodogo esce di casa alle 8 per essere in anticipo in clinica e valutare i pazienti in lista per oggi. Nel tragitto incontra un incidente…su uno dei ponti principali. Risultato : arriva in clinica a mezzogiorno.
Si comincia.
Due casi chirurgici. Due esperienze ad alta tensione.
La prima era prevista. Un gozzo tiroideo bilaterale con un prolungamento intratoracico. La procedura si è svolta, nella sua criticità, senza grossi imprevisti…la luce è andata via diverse volte ma a questo siamo ormai abituati. Si accendono le torce dei cellulari e si continua lentamente nell’attesa che ritorni o che faccia prima ad attivarsi il gruppo elettrogeno.
Tutto sommato quattro ore e mezza di intervento in queste condizioni sono un bel traguardo.
Il secondo paziente incece è una voluminosa neoformazione della tiroide. Ho discusso ieri il caso Con il radiologo che ha eseguito la Tc evidenziando un sospetto pre-chirurgico di una massa a contenuto liquido. In fase chirurgica la diagnosi cambia drammaticamente e ci troviamo di fronte ad una massa altamente vascolarizzata a stretto contatto con il nervo facciale(deputato al movimento del volto).
Subentra una urgenza emorragica che condiziona l’andamento dell’intervento. Tutto diventa più difficile ma con collaborazione e impegno collegiale portiamo a termine la procedura senza complicazioni.
Usciamo dalla sala operatoria alle nove e mezza. Mettiamo qualcosa sotto i denti, ci accertiamo delle condizioni degli operati e cominciamo a dormire in macchina mentre Tall sapientemente ci riporta alla missione.
In foto c’è Diallo che oggi ha fatto la sua prima esperienza chirurgica in sala operatoria.
P. s. : vorrei raccontarvi una cosa. Alessio sta svolgendo un lavoro egregio. Non si risparmia, si inserisce con delicatezza e presenza nei complicati meccanismi organizzativi locali. Senza di lui tutto questo sarebbe impossibile. Chapeau al ‘Tiecoroba’ (vecchietto in bambara’) … come affettuosamente l’abbiamo soprannominato…
Sergio”
Giorno 7
Buona Giornata Mondiale dell’Acqua a tutti, sperando di essere sempre più consapevoli di essere per il 70% Acqua anche noi.
Dal WeekHospital:
“Ciò che succede durante missioni come questa è che il concetto del tempo cambia.
E ne è la prova il titolo di queste mail. Non più lunedì, martedi, 20 marzo o 22, piuttosto giorno 1,2 3 e così via. Quantità di tempo misurata in periodi di 24 ore a nostra disposizione per “FARE”. Tutta l’attività gira intorno a questa sensazione.
È come la sabbia della clessidra che scivola giù velocemente che ci avvicina alla partenza da qui con tante cose fatte ma ancora di più da fare.
Dentro di noi la sensazione di aver bisogno di più tempo e più fondi perché lasci sempre qualche caso, qualche paziente che avresti voluto trattare. E sei consapevole che ci vorranno altri fondi e altri mesi per poter risolvere quel caso. Ecco… Così ci si sente qui…
La giornata di oggi è divisa in due. La mattina visite di nuovi pazienti qui a Kati e il pomeriggio sala operatoria a Bamako.
I pazienti arrivano giorno dopo giorno con il passaparola. In ambulatorio troviamo Diallo con altri due studenti del terzo anno. Anche per loro ha funzionato il passaparola. È immediato il coinvolgimento e l’integrazione di questo giovani futuri medici maliani.
La discussione dei casi nuovi, la programmazione chirurgica del pomeriggio li trattiene con noi. E noi siamo davvero molto contenti.
Nel pomeriggio due casi in sala operatoria. Altre due donne con gravi problemi di gozzo che alterano in maniera importante la qualità della loro vita. Difficoltà a respirare, difficolta a mangiare e bere. C’è la mettiamo tutta per aiutarle a vivere meglio. Gli interventi sono impegnativi ma si concludono con soddisfazione. I pazienti una volta in camera si risvegliano senza dolore e in condizioni confortanti.
Anche oggi il sonno comincia in macchina sulla via del rientro interrotto solo dai due check point militari ormai abituati al nostro passaggio serale.
Sergio”
Giorno 8
Buongiorno,
mentre aspettiamo le immagini dei villaggi per il Pozzo Margherita, la WeekHospital va avanti incrementando sempre di più la formazione locale.
“La colazione è un momento importante della giornata. Rigorosamente seduti tutti e quattro insieme, Tiecoroba, Tall Babà ed il sottoscritto, con uova, pane, papaya, limone e caffè, si ragiona sulle cose da fare nella giornata, sul materiale da reintegrare ed i pazienti da chiamare per il giorno dopo. C’è sempre spazio per qualche risata con Tall che bonariamente e scherzosamente apostrofa Babà.
È prevista una intera giornata all’AM si Kati. Nuovi malati che arrivano, medicazioni da sostituire(con il gran caldo che fa non c’è cerotto che tenga), e tre nuove chirurgie in day surgery.
La formazione è sempre la stessa. In sala operatoria continua la formazione con Babà e Diallo. Insegnare delle corrette tecniche di sutura ha per entrambi un valore di utilità. Per il futuro chirurgo un bagaglio indispensabile per quello che sarà la propria routine lavorativa.
Per un infermiere di un dispensario di un villaggio rappresenta la possibilità di risolvere un’ urgenza emorragica: raggiungere un ospedale da Koba potrebbe essere troppo difficile, vista la distanza e le strade, a danno dell’ incolumità del paziente.
Ai due pazienti già programmati per domani, due gozzi tiroidei con distress respiratorio e disfagia ingravescente, se ne aggiunge un terzo, un ragazzo di 16 anni con un voluminoso osteoma frontale.
Si va a dormire presto.
Domani sarà una lunga giornata.
Sergio”
Giorno 9
“La clinique “Les Experts”.
È questa la clinica in cui operiamo a Bamako. Si posteggia con qualche brivido lungo la strada su uno sterrato ovviamente di colore rosso, per entrare si supera l’immancabile canale fognario a cielo aperto a cui è consigliato non avvicinarsi troppo. L’ingresso esterno ospita un gazebo ancien sotto il quale i parenti dei pazienti ricoverati preparano l’immancabile the maliano. La struttura è a due piani in cui sono ospitati due sale operatorie e sei camere di degenza più una sala medicazione e gli uffici amministrativi.
La stanza che precede l’ingresso al blocco operatorio svolge molteplici funzioni. Spogliatoio, luogo in cui si mangia, luogo in cui si prega, grazie ad una branda è anche il posto in cui ci si riposa tra un intervento e l’altro, deposito strumentario e archivio radiografico. Da questa si accede ad un balconcino esterno che da su un canale non ben precisato, attualmente privo di acqua in cui pascolano le mucche(venendo però a ottobre ci si trova un ambiente palustre con i cercatori di rane).
Comincia la giornata chirurgica.
Ci cambiamo d’abito nella suddetta stanza multi-funzione, dimettiamo i quattro pazienti ricoverati mentre l’anestesista prepara il primo paziente.
È un gozzo tiroideo molto voluminoso che depiazza drammaticamente la trachea. L’intubazione è tutt’altro che semplice, ma il nostro bravo anestesista Cheick esegue la procedura egregiamente.
L’intervento, seppur complicato da una estensione intratoracica voluminosa, va a buon fine e il paziente viene risvegliato e riportato in stanza.
Una piccola pausa per pulire la sala e si comincia il secondo.
Anche questo è una patologia tiroidea e anche questa di dimensioni poco usuali nella “parte di mondo fortunato” . Qui invece, dove l’accesso alla sanità è un lusso, purtroppo non è così inusuale. Anche questo intervento procede senza complicazioni(ovviamente non considerando le usuali variabili locali come i black out prolungati) ma la grandezza e la accentuata vascolarizzazione della massa rendono più lunga del previsto la sua asportazione.
È ormai tardo pomeriggio e decidiamo di rinviare a domani il terzo paziente.
Lasciamo la Clinica dopo esserci assicurati del risveglio del secondo paziente e aver lasciato le indicazioni al medico di guardia.
Ci dirigiamo al solito locale per mangiare qualcosa e apprendiamo, dall’Italia (!), della strage nel villaggio Peul.
Non si può non notare la triste differenza di approccio a questa notizia qui rispetto che da noi in Italia. Il locale in cui siamo ha diversi schermi televisivi. Se fossimo stati in Italia ci sarebbe stato un carosello di inviati, esperti o presunti tali a parlare dell’accaduto interrottamente su tutte le reti ed ai tavoli del locale ci si sarebbe trasformati tutti in esperti di stragi. Qui no.
Gli schermi continuavano a trasmettere la partita Mali-Sudan della coppa d’Africa in un clima di rassegnata indifferenza.
Purtroppo è un paese da troppo tempo flagellato da eventi simili per sorprendersi ancora…
Sergio”
Giorno 10
L’ultima domenica é il giorno dei bilancio.
Bilancio dei pazienti operati e visitati per le la prossima missione, del bilancio umano, per le persone che come ogni volta partecipano attivamente alla
Missione e del bilancio finanziario, quanto abbiamo speso? sono bastati i soldi raccolti? quanti ne possiamo lasciare per le terapie?
Come al solito vi manderemo il Bilancio della missione annunciandovi l’AfterMenoMaliTrip, per ora chiudiamo la missione con il rientro di Sergio e Alessio.
Dal WeekHospital:
“Ultimo atto.
Ultimo intervento programmato. Sekouba è un ragazzo di 16 anni con un voluminoso osteoma frontale che ha modificato la forma della sua fronte. Ha un bel sorriso e lo porta con sé fino all’arrivo in sala operatoria.
Come per tutte le altre patologie affrontate, anche il caso di Sukubà lo abbiamo studiato con il dott. Maiga, responsabile della radiologia dell’ospedale di Kati.
Le indagini eseguite hanno fatto propendere per un rimodellamento della bozza frontale. La profondità e l’estensione dell’ osteoma è tale da sconsigliare in prima battuta una sua asportazione radicale.
Stavolta non ci assiste la meccanica italiana piuttosto che le variabili maliane. Vuoi per il caldo, vuoi per la polvere rossa che penetra in ogni cosa animata e inanimata, il trapano chirurgico si blocca. Alessio si prodiga per risolvere il problema tecnico ma è troppo pure per lui.
Concludo l’intervento manualmente. Il risultato è ottimo. L’armonia del volto di Sekouba è ripristinata.
La stanchezza accumulata si fa sentire e con lei anche la temperatura che oggi è proprio insopportabile. Il resto della giornata è dedicato alla organizzazione del lavoro per quando rientreremo in Italia. Il protocollo per la patologia tiroidea stilato con il dott. Diarra è quello per il trattamento dei cheloidi operati stilato con il dott. Traore. Perché per tutti gli elementi coinvolti in questo progetto il “week hospital” è una settimana che dura i mesi che separano una missione dall’altra.
Sergio”
Giorno 11
Missione compiuta.
“Oggi si rientra in Italia.
La mattina la trascorriamo all’AM di Kati per rivedere tutti i pazienti operati. Riceviamo molti ringraziamenti che ovviamente giriamo a tutti voi che avete reso possibile tutto questo. Ovviamente arrivano anche pazienti nuovi che accogliamo e inseriamo nella lista della prossima missione.
È davvero difficile comunicare che al momento non possiamo aiutare a risolvere i loro problemi a chi ha fatto dei sacrifici importanti per essere da noi a visita. Rimane loro la certezza di ritrovarci tra qualche mese… donazioni permettendo….
Il pomeriggio ci spostiamo a Bamako con le valigie già in macchina e andiamo a medicare e dimettere i pazienti ancora ricoverati. Anche in clinica il clima è sereno con pazienti e collaboratori. A proposito di clima oggi il termometro viaggia tra i 38 ed i 40 gradi.
Finito il lavoro in clinica facciamo una riunione di chiusura con Paul e Babà per le ultime indicazioni mediche per i prossimi giorni.
Ci avviamo all’aeroporto da dove sto scrivendo.
Vi lascio in allegato un momento divertente tra il nostro bravissimo anestesista Cheick e Babà alla fine di una estenuante giornata chirurgica.
Nonostante le difficoltà, la tensione e la criticità di questi giorni è stato fondamentale, per la migliore riuscita della missione, il clima di professionale serenità e amicizia tra noi. Grazie e alla prossima missione.
Sergio”